Per prima cosa vai sul sito ufficiale di PHP nella pagina di download e cerca l’ultima versione stabile, successivamente clicca sul link windows downloads che ti porterà nella pagina dalla quale potrai scaricare i files binari della versione 7 di PHP per windows.
Nel mio caso ho bisogno dei files binari compilati con Visual Studio 2017 (VC15) e della versione “Thread Safe” di PHP perché possa funzionare correttamente con il web server Apache, infine seleziono la versione a 32 o 64 bit in base al mio sistema.
Dopo aver scaricato il file zip che contiene i binari del PHP per windows, scompatta l’archivio e decomprimi il tutto in C:/PHP.
A questo punto rinomina il file php.ini-development in php.ini.
Apri il file e cerca la linea Extension_dir = “ext”, decommentala eliminando il punto e virgola prima del comando e sostituisci “ext” con “C:\PHP\ext”.
Modificare il file httpd.conf di Apache.
Vai nella cartella di installazione di Apache (solitamente C:\Apache24\conf) apri httpd.conf come un semplice file di testo e inserisci i seguenti comandi ricorda che le righe che seguono vanno inserite all’inizio del file:
LoadModule php7_module “C:/PHP/php7apache2_4.dll”
AddType application/x-httpd-php .html .htm
AddHandler application/x-httpd-php .php
Per fare in modo che Apache riconosca index come home page del sito, cerca DirectoryIndex all’interno del file httpd.conf ed aggiungi alla riga index.htm e index.php in questo modo:
DirectoryIndex index.html index.htm index.php
La prossima riga va inserita alla fine del file httpd.conf e serve ad evidenziare ad Apache dove è collocato il file php.ini:
PHPiniDir “C:/PHP”
Adesso devi dire ad Apache dove vuoi che risiedano i miei files personali e cioè le pagine web che vado a creare, in modo che il web server sappia in che directory andare a cercare le pagine da leggere.
Per farlo cerco la riga “DocumentRoot” e “<Directory” del file httpd.conf e modifica il percorso in base alle mie esigenze:
io per esempio uso una cartella “C:\HTML\www”.
A questo punto hai configurato tutto, non ti resta che verificare il corretto funzionamento di PHP. Per farlo devi creare un file di testo nella cartella dove risiedono i tuoi files personali e chiamarlo info.php, all’interno del file scrivi:
<?php
phpinfo();
?>
Adesso apri il tuo browser e digita localhost/info.php, dovresti vedere a schermo la seguente pagina:
Questo post riprende la documentazione presente in tanti altri siti web e cerca solo di dare una guida veloce per la sua installazione.
Senza l’installazione del server apache e di php non è possibile testare le applicazioni in locale scritte in php.
Per prima cosa vai sulla pagina ufficiale di Apache all’indirizzo httpd.apache.org e cerca il link da cui effettuare il download dei files per Windows.
A questo punto di va sul seguente link:
Dopo aver scaricato i files binari, si decomprime il file zip e scompatto la cartella Apache24 in C:/ in modo da avere come risultato finale il percorso C:/Apache24.
Apri il prompt dei comandi come amministratore, portati nella cartella C:/Apache24/bin e digita httpd.exe -k install, questa procedura ti permette di installare il server Apache come servizio di windows.
Per far partire, arrestare o riavviare il server web apache puoi utilizzare il comodo ApacheMonitor.exe che trovi nella cartella C:/Apache24/bin.
nfine per verificare il corretto funzionamento di tutta la procedura di installazione, apri il browser del tuo computer e nella barra degli indirizzi digita localhost, dovrebbe apparire una pagina di conferma di ApacheHaus che mostra la versione di Apache installata.
errori in fase di esecuzione o errori di run time segnalti durante l’esecuzione del programma
errori logici: che generano risultati diversi da quelli attesi
Curiosità: il termine debugger ha un’origine molto lontana nel tempo; venivano infatti chiamati così i lavoratori incaricati di ripulire le valvole dei primi computer dai nidi di alcuni tipi di coccinelle (dall’inglese bug, “coccinella”, appunto). Col tempo il termine ha preso un’accezione diversa e attualmente indica un software che ripulisce il programma dagli errori.
L’ambiente Android Studio ha un suo ambiente di debugger.
Vi sono tre concetti basilari:
impostazione dei punti d’arresto (breakpoint)
ispezione del contenuto delle variabili
esecuzione del programma step by step (una riga alla volta)
I punti d’arresto
Un breakpoint è sostanzialmente uno strumento che consente di eseguire un programma con la possibilità di interromperlo quando si verificano determinate condizioni, allo scopo di acquisire informazioni su un programma in esecuzione.
Per impostare un breakpoint dobbiamo fare doppio click accanto alla riga di codice: apparirà un pallino rosso.
All’interno del MainActivity ho inserito la linea di codice ed ho fatto il doppio click per far comparire i pallino rosso.
Una volta avviato il debugger possiamo notare nella sezione Variables i contenuti della varabili man mano che il programma viene eseguito.
Per riprendere l’esecuzione del programma possiamo utilizzare il triangolino giallo affianco dal triangolino verde (resume) che riprende l’esecuzione normale del programma fino al prossimo breakpoint impostato o alla fine del programma.
Il quadratino rosso (Terminate) termina l’esecuzione del programma.
Un emulatore è necessario per effettuare il test e il debug delle nostre applicazioni:
Dal menù tools si seleziona AVD Manager:
compare la seguente schermata:
Quindi si crei la Virtual Device.
Comparirà la seguente schermata che permetterà di selezionare la risoluzione n pixel dell’emulatore.
Scegliere una risoluzione troppo alta può portare a dei rallentamenti nell’esecuzione dell’emulatore, nonché a un aumento della memoria RAM necessaria al PC per il funzionamento dell’emulatore stesso:
Si seleziona adesso la versione del sistema operativo Android che dovrà essere eseguita dall’emulatore. La scelta del sistema operativo influisce sulle prestazioni dell’emulatore. Meglio quindi utilizzare magari una meno recente.
Alla fine si sceglie il nome da assegnare all’emulatore e l’orientamento dello schermo: orizzontale (Portrait) o verticale (Landscape):
Alla fine viene proposto l’elenco degli emulatori creati.
Creare più emulatori con differenti risoluzioni e versioni Andorid può essere utile per verificare come si comporta la nostra applicazione su dispositivi con caratteristiche fisiche e software diverse.
Configurazione con dispositivo fisico
Si devono installare i driver necessari.
Ossia di selezione sdk manager
Adesso bisogna andare su
Ho selezionato la cartella SDK Tools ed ho messo la spunta su Google USB driver. Aspetto che si installi il pacchetto.
A questo punto si deve andare sul proprio cellulare ed attivare la funzione di debug.
Questa la si trova su impostazioni sviluppatore. Per attivare tale opzione si deve andare su build number nel menù informazioni del telefono toccarlo 7-8 volte e si abilita il menù impostazioni sviluppatore. A questo punto si entra nel menù appena creato e si abilita la funzione di debug USB. Si creerà una finger prnt della chiave RSA e si seleziona che lo si consente.
Il Project Explorer è lo strumento che ci permette di esplorare e navigare tra i file di cui è composto il nostro progetto.
Ci permette di accedere a tre file che sono la base del funzionamento della nostra applicazione.
AndroidManifest.xml
MainActivity.java
activity_main.xml
AndroidManifest.xml
Quando si crea un nuovo progetto viene creato il descrittore dell’applicazione.
I file manifest consentono di definire la struttura e i metadati xml dell’applicazione. Include un nodo per ogni componente (Attività, Servizi, Content Providers e Broadcast Receiver) e attraverso gli Intent Filter e i Permission determina come ogni componente interagisce con gli altri e le atre applicazioni.
Contiene il nome del package e altre informazioni:
deve essere memorizzato nella cartella principale dell’applicazione e descrive i componenti dell’applicazione, in modo che il sistema operativo possa conoscere i componenti e le librerie usate dall’applicazione e necessarie per la sua corretta allocazione in memoria.
MainActivity.java
Si può notare che pur creando un’applicazione vuota, AndroidStudio inserisce delle porzioni di codice. Effettua l’override del metodo onCreate(), richiamando il costruttore della classe madre e settando il layout dell’Activity con il metodo setContentView().
acrivity_main.xml
contiene il codice XML che descrive il layout delle activity. Fornisce informazioni riguardo al contenitore più esterno e ai widget in esso contenuti, in questo caso una TextView con scritto “Hello Word!.
L’ambiente di lavoro è indubbiamente molto complesso.
Nella colonna di sinistra vi è il Project Explorer, grazie al quale è possibile passare agevolmente da un file all’altro del progetto.
Nella finestra centrale vi è l’editor che mostra, n questo caso, il codice dell’Activity selezionata (MainActivity.java).
Si utilizzi il ProjectExplorer per visualizzare le activity_main.xml che descrive il layout del nostro applicativo.
Selezionando activity_main.xml si notano:
component Tree che ci mostra tramite una struttura annidata i widget presenti all’interno del nostro layout e a destra sempre tutte le proprietà relative al controllo selezionato.
I widget sono in controlli grafici che consentono l’iterazione con l’utente, come ad esempio i pulsanti di azione, le caselle di testo o liste di opzioni. Il termine deriva dalla contrazione dei termini Windows e gadget.
Nel riquadro in rosso si può scegliere se vedere il linguaggio xml, vedere anche la vista grafica o ritornare alla vista iniziale.
Blank Activity: quasi vuota, contiene un menù a tendina per e impostazioni e una piccola scorciatoia per le impostazioni e una piccola scorciatoia modificabile
Empty Activity: è la tipologia più semplice, non contiene nulla se non una Text View con scritto Hello Word.
FullScreen activity: è impostata per un funzionamento a schermo intero, rendendo quindi nascosta la barra delle notifiche
GoogleMaps Activity: integra un’istanza delle mappe di Google
Setting Activty: contiene dei componenti grafici molto utili per la regolazione delle impostazioni dell’applicazione
NavigationDrawer Activity: integra un menù laterale molto utile per la navigazione tra le varie activity
Nella schermata successiva, porre attenzione al fatto di selezionare Java altrimenti verrà creata la main activity come un sorgente Kotlin
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